We are human beings

  • Produttività!

    La differenza tra la produttività delle macchine e quella degli esseri umani è un tema centrale nell’economia, nell’ingegneria, nella psicologia e nella gestione aziendale. Per le macchine, la produttività è misurata in output per unità di tempo (es. pezzi prodotti all’ora) o efficienza energetica (output per kWh consumato). È oggettiva, quantificabile e prevedibile.

    Per gli esseri umani la produttività è multidimensionale: include non solo la quantità di lavoro svolto, ma anche la qualità, la creatività, l’adattabilità e il benessere. È influenzata da fattori soggettivi (motivazione, salute, ambiente).

    Esempio: Un programmatore può scrivere 100 righe di codice in un’ora, ma la vera produttività dipende da quanto quel codice è innovativo, pulito e utile a lungo termine.

    Le macchine non si stancano e non hanno distrazioni emotive, noi invece, siamo soggetti a picchi e cali di produttività, possediamo creatività e problem-solving ma siamo soggetti alla fatica fisica e mentale, la motivazione, le emozioni, lo stress che proviene sia da fuori l’ambiente lavorativo sia dentro. Abbiamo bisogno di riposo, di formazione ed il costo del nostro sforzo non dipende dal nostro stipendio ma da fattori come la salute, il morale etc.

    Come porsi di fronte ad un mondo che si è appena aperto alle meraviglie dell’intelligenza artificiale?

    Collaborazione, non competizione!

    Uniamo i punti di forza di entrambi, le macchine gestiscono compiti ripetitivi liberando gli umani per attività a maggior valore aggiunto, l’ntelligenza artificiale analizza dati, ma sono gli umani a interpretare i risultati e prendere decisioni. La domanda di competenze umane “non automatizzabili” (creatività, pensiero critico) è ciò su cui dobbiamo concentrarci, la produttività delle macchine riduce i costi, ma solleva questione su occupazione e redistribuzione della ricchezza e allora,

    Come bilanciare l’efficenza delle macchine con il benesse e la dignità degli esseri umani?

    Human centered design!

    Progettate la tecnologia “umanocentrica”, quella che dovrebbe essere al servizio delle persone e non il contrario, sviluppare macchine e algoritmi che rispettino i diritti umani come la privacy e l’autonomia, evitare di automatizzare compiti che richiedono empatia, giudizio morale o creatività umana. Contemporaneamente creare spazi fisici e mentali dove la tecnologia non entra, l’essere umano ha bisogno di momenti di silenzio digitale.

    In ultima analisi, la vera sfida non è se le macchine sostituiranno gli umani, ma come possiamo organizzare la società affinchè questa sostituzioni migliori la vita di tutti, non solo di pochi.